Sotto attacco: il terrore assedia Mosca

Due donne kamikaze uccidono almeno 38 persone ferendone decine di altre, in un duplice attentato sulla metro di Mosca nell’ora di punta.

La prima esplosione ha colpito la stazione Lubyanka intorno alle 8.00 di mattina uccidendo 12 persone e ferendone molte di più. Una seconda esplosione, avvenuta 45 minuti più tardi nell’affollatissima stazione della metro di Park Kultury, ha ucciso altre 25 persone e ferito decine di altre.

L’attacco è una rinnovata quanto brutale recrudescenza dei conflitti, le rivolte e la povertà opprimente del Caucaso dopo un periodo di calma relativa. Anche se non mancavano segnali di allarme: nel 2009, si sono intensificati gli scontri tra il governo e i militanti in Dagestan, Inguscezia e Cecenia.

La questione che ci si pone ora è se gli attentati segnino l’inizio di una nuova stagione di terrorismo. L’ultimo atto di questo genere risale al 2009, quando una bomba fece deragliare il Nevsky express in viaggio da Mosca a San Pietroburgo. Morirono 26 persone e rimasero ferite circa 100.

I russi e i moscoviti si chiedono cosa aspettarsi dopo i letali attacchi. Il timore è che l’instabilità e le rivolte di matrice islamica nella Russia meridionale si trasferiscano nuovamente nelle strade della capitale.

Alcuni pendolari richiedono al governo misure repressive nel Caucaso.

‘Ero in stato di shock. L’esplosione è stata assordante ma all’inizio non ho pensato a un attentato. Quando però ho visto il fumo ho capito che c’era stata un’esplosione. Il mio unico pensiero è stato scappare’, dice Alexandra Antonova, testimone.

“Le autorità federali stanno sempre più affidandosi a una strategia economica nell’affrontare i problemi del Caucaso del Nord”, afferma Nikolai Petrov, un analista della sicurezza del Carnegie Centre di Mosca. “Un esempio è la recente nomina del liberale Alexander Khloponin come rappresentante presidenziale nell’area”.

“Ma i progressi sono ancora relativi” ha aggiunto Petrov. “Questi attentati mostrano che le armi restano a lungo anche dopo la fine di una guerra; ma anche che la resistenza è ancora forte. In realtà il Caucaso è instabile dai tempi dell’Unione Sovietica.”

Le bombe di lunedì avevano lo scopo di diffondere terrore e creare il maggior numero di vittime. Due donne kamikaze hanno fatto detonare l’esplosivo nelle loro cinture ripiene anche di frammenti metallici appuntiti, sugli affollati treni nelle fermate Lubyanka e Park Kultury. Si tratta di due fermate principali dove pendolari cambiano treno per recarsi a scuola o al lavoro.

Il Primo ministro Vladimir Putin ha cancellato il suo viaggio in Siberia per tornare a Mosca e prendere il comando della situazione di emergenza. “I terroristi saranno distrutti” ha dichiarato.

“Per ironia della sorte, il successo di Putin nel riportare ordine e una relativa stabilità alla regione sta alimentando la rabbia della resistenza estremista” dice Lilit Gevorgyan, un analista politico di Global Insight. “Si tratta di una reazione contro lo stato che ha di recente rinnovato i propri sforzi per riportare la regione sotto controllo.”

Le notizie nei media russi riportano di una spesa, mal gestita, di 1 miliardo di dollari per la ricostruzione economica della regione.

L’attentato è una fotocopia dell’ultimo attacco alla metro del febbraio 2004, quando terroristi suicidi uccisero 41 persone e ne ferirono 250 facendo esplodere bombe alle 8.31 del mattino su un treno d presso la stazione Paveletskaya. La potenza dell’esplosione, secondo i testimoni, causò uno deragliamento dei vagoni e un foro nel tetto. Secondo la polizia i responsabili furono ceceni, ma nessuno, a tutt’oggi, è stato ancora dichiarato colpevole della progettazione dell’ attentato.

Nonostante il caos e la confusione, le folle di persone intrappolate nella stazione, sono rimaste calme riuscendo a risalire le scale verso l’adiacente linea ferroviaria o hanno lasciato il luogo riversandosi sulle strade. Moltissimi hanno chiamato i propri cari, tanto da causare un blocco delle linee telefoniche mobili . Alcuni gestori sono risultati sovraccarichi; altri invece sono stati fermati dalle autorità che volevano provare a localizzare dove fossero i cellulari in possesso dei terroristi.

Le prime notizie riferiscono di un intervento rapido del servizio di emergenza e che lo staff della metro si è fermato per garantire la messa in salvo di tutti i passeggeri. Il grosso traffico di Mosca, tuttavia, ha creato problemi ai servizi di soccorso e solo l’intervento degli elicotteri ha permesso il trasporto dei feriti più gravi negli ospedali.

La Russia ha purtroppo accumulato una vasta esperienza in questo tipo di tragedie. Prima dell’attentato alla stazione Paveletskaya, ce ne erano stati almeno altri cinque in luoghi pubblici a partire dall’inizio della guerra cecena, a metà degli anni ’90.

Senza dubbio tutti ricordano l’assedio alla scuola di Beslan che iniziò il 1 settembre 2004. In quell’occasione 331 persone furono uccise: tra queste, più di 200 bambini.

E mentre il numero dei gruppi militanti nel Caucaso è diminuito, quei pochi che restano sono i più estremisti.

“Il movimento separatista aveva ingaggiato una lotta che diveniva di giorno in giorno senza speranza” afferma Gevorgyan di Global Insight. “L’aumentata prosperità nella regione ha portato alla divisione dei gruppi e i combattenti rimasti fedeli alla causa hanno sempre più abbracciato ideali integralisti.”

Inizialmente i ribelli volevano la secessione dalla federazione russa, ma molti sono stati eletti nella nuova amministrazione, riporta Gevorgyan. A ciò va aggiunto che i leader dei gruppi rimanenti hanno un nuovo obiettivo: l’affermazione di un califfato islamico nel Caucaso del Nord e nella regione del Caspio.

L’opprimente povertà di tutta l’area ha accresciuto la popolarità del movimento: mentre il resto del paese ha visto crescere di dieci volte il reddito negli ultimi dieci anni, la disoccupazione in Cecenia ha raggiunto l’80%. E il risentimento verso la gestione brutale della popolazione locale da parte delle forze russe in due guerre ha formato un’intera generazione di ribelli e di potenziali kamikaze.

“Se [il Cremlino] deciderà di usare di nuovo il pugno di ferro,” dice Petrov, “assisteremo ancora all’inutile soppressione di alcuni elementi religiosi e a un circolo vizioso di attacchi e contrattacchi. La cosa più importante è affrontare la situazione nel Caucaso del Nord. I giovani, in alcuni casi appartenenti a famiglie benestanti e influenti, entrano nel movimento ribelle: ciò spiega quanto i problemi siano radicati e complessi.”

Entrambe le stazioni dove sono avvenuti gli attentati lo scorso lunedì, hanno un significato speciale. Piazza Lubyanka ospita gli uffici delle forze russe di sicurezza (FSB), all’interno del vecchio edificio del KGB. Mentre Park Kultury, dall’altra parte del fiume rispetto a Gorky Park, ospita alcune delle maggiori agenzie giornalistiche russe, tra cui anche la statale Ria Novosti.

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