La rivoluzione dei fusi orari

Da Kaliningrad, in ritardo rispetto a Mosca di un’ora, alla Kamchatka, la Russia contava ben 11 fusi orari. Almeno sino a ieri, quando in concomitanza al passaggio all’ora legale ne sono spariti due. Da ieri la regione di Samara e la repubblica di Udmurtia (un’ora avanti rispetto a Mosca) sono passate all’ora della capitale, mentre la Chukotka e la Kamchatka (più nove ore da Mosca) a quella di Magadan.

È stato per primo il presidente russo Dmitri Medvedev a proporre di ridurre il numero dei fusi orari. Un tempo spettava a ciascuna città stabilire la propria ora finché il territorio non è stato suddiviso in 11 fusi orari che non sempre si sviluppavano in modo progressivo. Ad esempio, attraversando gli Urali, bisogna aggiungere non un’ora, ma due: perciò quando a Mosca è mezzogiorno, a Ekaterinburg o Cheliabinsk sono le 2. I confini tra i fusi orari, inoltre, di solito coincidono con quelli amministrativi e perciò risultano talvolta bizzarri: a Samara, ad esempio, c’è un luogo dove, andando verso Est devi spostare le lancette indietro di un’ora. Secondo Medvedev, «gli esempi di altri Paesi, come Stati Uniti e Cina, dimostrano che ci si può accontentare anche di un numero di fusi minore». È però impossibile che la Russia, il Paese più esteso al mondo con una superficie di oltre 17milioni di chilometri quadrati, passi a un solo fuso orario come la Cina.

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